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Oggi, 22 aprile, è l’Earth Day, la Giornata mondiale per la terra, un momento di riflessione globale volto a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla protezione del pianeta e dei suoi abitanti. La data quest'anno riveste un'importanza di maggiore rilevanza in quanto ricorre il 50esimo anniversario dall'istituzione della ricorrenza.
Una ricorrenza voluta dal senatore statunitense Gaylord Nelson e promosso ancor prima dal presidente John Fitzgerald Kennedy, che oggi coinvolge fino a un miliardo di persone
Mercoledì 22 aprile è la “Giornata della Terra”. La prima fu nel 1970, mezzo secolo fa. Il pensiero corre a un altro cinquantenario celebrato da poco: quello della conquista della Luna. Visti in una prospettiva storica, i due cinquantenari sono strettamente connessi. Ci rendiamo conto di vivere su un pianeta fragile e con risorse limitate da quando per la prima volta fu possibile vedere la Terra sospesa nello spazio in una foto che scattò l’astronauta William Anders alla vigilia del natale del 1968 durante la missione Apollo 8 che circumnavigò la Luna con un equipaggio a bordo, altra “prima” assoluta. La missione dall’Apollo 11, che il 21 luglio 1969 vide lo sbarco sulla Luna di Armstrong e Aldrin, certificò che nello spazio vicino intorno a noi ci sono solo deserti inospitali, non giardini fioriti come questo che ci ospita: la Terra è davvero qualcosa di speciale e di unico nel sistema solare.
Una strana astronave
Siamo su una strana astronave che trasporta i passeggeri non nel suo abitacolo ma sulla sua superficie. Oggi noi passeggeri siamo 7,7 miliardi, il doppio di cinquant’anni fa, le emissioni antropiche hanno portato l’anidride carbonica da 330 a 410 parti per milione accentuando l’effetto serra, la temperatura globale è aumentata di un grado, in Italia l’inverno appena finito è stato il più caldo almeno dalla metà dell’Ottocento ad oggi: 3 gradi sopra la media. E non c’è un’altra Terra, inutile illudersi su Marte o sui pianeti di altre stelle. Facciamocene una ragione. Siamo passeggeri ma anche piloti: ognuno può e deve fare qualcosa perché l’astronave non finisca su una rotta sbagliata.
Il messaggio del Covid 19
La pandemia di Covid 19 sta svolgendo una funzione analoga a quella della fotografia del 1968: basta guardare la mappa della sua diffusione mondiale. La pandemia ci ha fatto scoprire non la fragilità della Terra ma quella del suo equipaggio umano. Ora tutti dovrebbero sapere che la nostra vita dipende da equilibri naturali delicatissimi. In tre miliardi di anni di evoluzione biologica milioni di specie sono comparse e si sono estinte. Questa è una lezione di umiltà sui tempi lunghi, milioni di anni.
Frugalità ritrovata
Il Covid 19 è una pallina che misura circa un decimillesimo di millimetro. Eppure ci sta insegnano che si può vivere in modo più semplice e frugale, ascoltando anziché facendo rumore. Stili di vita e di consumo che rispettino l’ambiente sono possibili, senza per questo fermare il benessere e il progresso tecnologico, anzi aiutandolo: abbiamo capito, per esempio, le potenzialità della cultura digitale e della smaterializzazione di molti consumi. Sappiamo che solo la scienza e la tecnologia possono difenderci. E’ nell’ordine delle cose che ci siano disastri naturali e che passino. Oggi con l’aiuto della cultura. Le visioni apocalittiche non mi appartengono. Credo che facciano male anche all’ambientalismo.